Idee vecchie e nuove per i meticci dell’educazione.
Tale sono, una meticcia, ponendomi così nella posizione di capire e imparare a cogliere ciò che mi risultasse nuovo e vecchio, ciò che potesse orientarmi negli spesamenti professionali, personali, (non sono una teorica e pedagogista pura, ma psicomotricista/ consulente pedagogica/madre/blogger/genitore in una famiglia ricostituita; in ciò ho portato al convegno un’ascolto di chi, comunque, si muove tra luoghi dello spaesamento, che sente come status esistenziale la multiappartenenza contemporanea, e a più livelli).
Come a dire che lo spaersamento della contemporaneità è un oggetto di autorifessione, indipendentemente dalla volontà, ‘ché la contemporaneità è il nostro tempo, è, siamo.
Uno spaeamento interssante che il convegno stesso ha indotto è la differenziazione tra mattinata dedicata ai media, ma anche alle famiglie narrate dai blog e dai giornali e dalla tv, collocati quasi fossero un oggetto di osservazione e studio, da parte di un anfiteatro pedagogicamente definito, e un pomeriggio fatto di pedagogia alta, a volte molto competente, molto adulta ma anche a volte mediamente anziana.
Forse sarebbe stato interessante un maggiore meticciamneto, come mi è parso suggerire una collega? Un modo nuovo di “fare convegni”? Certo stupisce sempre l’eta’ anagrafica di alcuni contesti, non solo professionali, ma in cui, è evidente, che la parola è sempre così tanto degli adulti, degli esperti. Anche se immagino che sia una necessità intrinseca, ai convegni, che i relatori debbano aver maturato una solida conoscenza del tema trattato. Eppure la mattinata ha profondamente trattato anche il tema della ridefinizione dei confini dell’autorevolezza, del sapere che arriva dagli attraversamenti pedagogici dal basso, della costruzione del sapere in modalità 2.0 .. o detto più banalmente dia-logica. Insomma quale nesso c’è tra alto e basso dei saperi, tra esperienza e maturità, tra teorie e prassi, tra famiglie, esperti, tra narrazioni dirette e successive elaborazioni tecniche e analitiche? C’è stato una scollamento tra i tempi e gli interventi nella giornata?
Questa riflessione critica, impone di osservare come la distanza anagrafica dei tecnici metta in luce che lo spaesamento “della famiglia” venga esaminato dei tecnici, dai portatori della terzità, dagli studiosi, da una distanza ben definita. Noi/voi o noi/loro, oggetto e soggeto di osservazione. Così diventa necessario chiedersi come, loro “i tecnici” leggano e traducono in parole lo spaesamento o lo vivano. Oppure questa difefrenza così netta induce a chiedere “cosa” sia osservabile, e di differente, da una posizione concettualmente separata, dacchè, appunto, la contemporaneità è il tempo che abbiamo, siamo e viviamo. Tutti, giovani e non giovani, famiglie e professionisti, figli e genitori, educatori naturali educatori professionali.
Questo porsi in un tempo diverso, ma capace di cogliere il contesto in cui tutti viviamo, è stato visibile nell’intervento del professor Michele Corsi dell’Università di Macerata; un dire teoretico “dello” spaesamento come dimensione esistenziale. Uno spaesamento che s’incontra nei nodi, nelle svolte, nei bivi o nelle deviazioni che accadono nel vivere.
Ma se le in-comprensioni del mondo attraversato, di cui il relatore pure parlandone non si fa direttamente voce narrante, appaiono simili a quelle di altri relatori, in particolare della difficoltà di eleborare le narrazioni che avvengono nel web e nei media tutti; la svolta indotta dalla riflessione del Professor Corsi spinge il pensiero ad un ampliamento di orizzonti, privo di giudizio ma denso di problemi, intrinseci e contestuali, e si allarga a riferimenti politici, culturali, etici e letterari, fatti anche di una letteratura di settore e non solo. Si mostra come un “pensiero che si pensa” e si muove rapidamente su vari piani, similmente a quelli che, forse analogicamente le stesse famiglie attraversano, e a cui queste domande di senso o di orizzonte, fatte tanto scomodamente, sono le uniche ad offrire una bussola.
L’immaginario mutevole della famiglia, e dei mondi delle contemporeaneità, sono sempre più fatti, e interconnessi, tra nuove voci, intersezioni a più voci, alcune indebolite, altre più forti, che insieme compongono un caleidoscopio mutevole e veloce che si muove su più piani e più orizzonti di senso. Una molteplicità, complessità, esperienza che ha un particolare bisogno come lo definisce come Trinity a Neo, nel film Matrix:
” mi ha detto che non cercavo qualcosa di preciso, ma che cercavo una risposta. È la domanda il nostro chiodo fisso, Neo. È la domanda che ti ha spinto fin qui.”
Anche in questo, credo, che il convegno abbia dato un nuovo impulso e spazio all’incontro tra mondi, legittimando di meticciamento tra saperi, voci e narrazioni …