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Riprendo da qui.

Stamane ripensavo ad una collega, coordinatrice di servizio come me, alla ricerca di un profilo di educatore professionale.

Il servizio é di quelli un po’ “scomodi” comunità alloggio e con turni, notturni e nei week end.

Chiunque che abbia ormai masticato un po’ questo mondo del lavoro saprà che non saranno particolarmente significative le occasioni di crescita professionale o di carriera verticale, né di quelle orizzontali.

E allora in base a quali criteri scegliere di rispondere ad una inserzione?

Facciamo una digressione: per le professioni educative e pedagogiche è momento di grande trasformazione dovuta:

alle leggi di riassetto che si stanno strutturando,

alle numerose associazioni professionali che sono in fase di nascita o consolidamento,

per via dell’inserimento di un albo dedicato ad una fascia di educatori professionali,

ai movimenti di base e/o sindacalizzati che rivendicano miglioramenti contrattuali, alla sanatoria quasi ultimata.

Questo implica la consapevolezza, maggiore o migliore del proprio ruolo professionale, e un posizionamento socio culturale che va ridelineato non solo in riferimento a se stessi ma anche e soprattutto in riferimento al mondo professionale in cui si è chiamati a lavorare, e al ruolo della cooperazione sociale che rappresenta uno dei maggiori datori di lavoro del settore.

Tornando alla collega ( e per estensione ai colleghi che in ambito HR – risorse umane) che offre un lavoro per un ruolo di Educatore professionale, comincerei a presentare anche la realtà cooperativa, nella sua dimensione aziendale:

– numeri e dimensioni,

– tipologie di servizi erogati,

– se esistono direttori scientifici che indirizzano le culture professionali delle varie aree,

– tipologia di formazione tecnica (non obbligatoria) offerta

– supervisione metodologie e tipologie

– se ci sono opzioni di carriera orizzontale o verticale

– se si può essere solo lavoratori o esiste un obbligo di associarsi ( e se si quali vantaggi sono offerti)

– la solidità economica dell’azienda, se eroga i ristorni, se paga con regolarità

– come applica il CCNL ( o altri contratti)

– tipologia di coordinamento (organizzativo – pedagogico – psicologico) e monte ore destinato a tale ruolo

– cadenza e tipologia delle riunioni di equipe interne

– tipologia di welfare aziendale offerto

– tipologia di direzione

– presentazione degli organigrammi aziendali e tipologia di governance offerta.

Credo che la spinta a definire al meglio le professionalità educative e pedagogiche non possa che spingere le organizzazioni che offrono lavoro a cambiare le modalità di proposta, allineandole alla parallela crescita delle professioni educative e pedagogiche.

È proprio quello scollamento tra i ruoli organizzativi e aziendali e quelli professionali educativi, ormai avvenuto nelle imprese più grandi, che impone un rapporto diverso da parte di chi offre lavoro e anche da parte di chi lo ricerca.

Non é più possibile richiedere o immaginare una adesione idealistica alla realtà cooperativa, o all’utenza, ma occorre una ricerca di lavoro mirata a “professionisti”, che impone altrettanta chiarezza dalle organizzazioni, non solo nella definizione di “turni, orari, livello di inquadramento), ma nella presentazione della propria identità di “datore di lavoro” a tutto tondo.

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