
Oggi l’amica collega Vania Rigoni, in un commento Facebook apriva la questione degli spazi in cui imparare.
Abbiamo convenuto che talvolta quello che manca negli spazi scolastici è la bellezza e la cura degli ambienti; sembra che a volte ci si dimentichi quella ricerca che si mette, ad esempio nell’abbellire le proprie case o nei posti in cui si vive o si lavora. Nella vita abbiamo un significativo bisogno di valorizzare e personalizzare questi spazi con oggetti familiari, “amichevoli” affinché ci ispirino affinità, piacevolezza, e bellezza.
Ora mettiamo una pianta curata o un vaso di fiori, una bella foto, un quadro, o un dettaglio che ci fa riconoscere quel luogo come nostro e amichevole.

Spesso si clicca su quelle immagini che rappresentano edifici scolastici costruiti in modo da avere un bell’impatto ambientale, o che propongono spazi dedicati allo studio costruiti in modo da rendere più facile l’apprendimento, attraverso oggetti, luoghi di studio, spazi pensati apposta a questo scopo.

Luoghi strutturati per mostrare chiaramente l’intento di rendere lo spazio/tempo dedicati all’imparare, pieni di valore e di bellezza.

Intuitivamente sembra ovvio che i posti dedicati all’imparare siano costruiti e predisposti a rendere facile questa esperienza fondamentale per ogni essere umano. Eppure non è così.
Cosa ci può invogliare a rendere belle, anche nel piccolo possibile (con un fiore, un quadro, un cuscino colorato) le aule abitate dei figli che costruiranno il nostro e il loro futuro?

I bambini sono immediatamente attirati dalla bellezza di quanto viene progettato da loro e per loro, ma siamo siamo certi che non avvenga la stessa cosa anche per i ragazzi delle scuole medie e delle superiori?
Perché non offrire e chiedere agli alunni più grandi la partecipazione ad allestire aule facilitanti l’apprendimento, e le esperienze formative?
Perche?

Perché no?
