Il posto delle parole

Dopo la seduta di psicomotricità odierna, ho stilato come da prassi professionale,  le osservazioni relative alla mattinata. Scrivendo, mi accorgo di colpo, di una parola che mi stona,  la “seduta” di psicomotricità non è mai tanto seduta. Sembrerebbe un implicito, trattandosi di tale pratica. Eppure è la definizione usuale. Quindi una attività che prevede l’uso intensivo del corpo nella sua interezza e nella sua capacità di interconnessione, con lo spazio, il tempo, il luogo, gli oggetti e la relazione con l’altro (o gli altri) è per convenzione linguistica una seduta. Un ora, circa, di attività globale che dobbiamo definire “seduta”, e … Continua a leggere Il posto delle parole

Il corpo pedagogico: appunti di viaggio per una formazione – il corpo che sono

di Manuela Fedeli

Un corpo pedagogico: il corpo che sono

È una vita che mi interrogo sul corpo che sono.

A dire il vero mi interrogo anche su cosa voglia dire interrogarmi sul corpo che sono.

Ciò che è certo è che sono sempre stata convinta che la cultura dualistica occidentale, che si fa portavoce della suddivisione tra corpo e mente, non mi ha mai convinta e nemmeno mi è mai piaciuta più di tanto.

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Fare brutti gesti per far “bello” il corpo

Il titolo non è un granchè, lo ammetto, ma è il modo più diretto per parlare della questione corpi, disabilità, e cose simili. Parlo del mio specifico professionale di psicomotricista che in questi tempi lavora con 2 diversi gruppi di disabili, in un CDD, e dello stupefacente incontro che si produce in ogni laboratorio. Non tanto e non solo perché un diversamente abile in quel contesto riesce a tirare fuori competenze stupefacenti e imprevedibili, ma perché il corpo che lui vive, abita e conosce (da una vita) è denso di possibilità che vanno raccolte e rilanciate, possibilità che noi “normalmente” … Continua a leggere Fare brutti gesti per far “bello” il corpo

Educazione e corpo

educazione e corpo corpi educare il corpo educare alla corporeità dal punto di vista formativo nasco come psicomotricista. vale a dire un percorso triennale in cui la dimensione corporea è stata esplorata abbondantemente; passando dal piacere del proprio muoversi, del proprio giocare ed esplorare la dimensione motoria, sensomotoria e psicomotoria, e poi espanderla nella relazione con gli oggetti propri del setting psicomotorio, quindi nella relazione con l’altro e poi con il gruppo. dire nasco come psicomotricista non è una esagerazione, perchè, io adulta, sono entrata in una scoperta ex novo di me, nel movimento, nella sensorialità e nell’azione. altra dimensione … Continua a leggere Educazione e corpo

laboratorio di psicomotricità

L’educatrice con cui conduco il laboratorio, oggi, mi dice che i partecipanti non sembravano nemmeno disabili. E’ vero. E’ un gruppo che lavora con il corpo e sul corpo, che comunica con il corpo e poi usa le parole per ri-narrare, rappresentandolo, ciò che ha imparato e ciò che ha visto, di se e degli altri. Per se e per gli altri. La disabilità è un accessorio che abbiamo lasciato per strada, nessuno ne aveva più bisogno dopo tre anni di lavoro comune. Il corpo è corpo comunque, comunica comunque, si muove, interagisce, sperimenta, scopre, tocca, sfiora, spinge, ascolta sempre e … Continua a leggere laboratorio di psicomotricità

fare per – fare con … della psicomotricità e del trasmettere saperi

Sono ormai anni che in testa gira il motivetto che mi hanno passato durante il trienno di formazione per psicomotricisti. Si diceva lo psicomotricista fa per il bambino e fa con il bambino. Il concetto mi era suonato subito simpatico ed immediato. Ma è di oggi, del passaggio successivo alla fase della consulenza/formazione che il concetto si riattualizza, reso più prezioso e gravido di contenuti, quando il fare per e il fare con riguarda la formazione di gruppi di adulti. Ieri conducevo un gruppo di adulti in un percorso di formazione psicomotoria: Nella prima fase ho strutturato un percorso di attività … Continua a leggere fare per – fare con … della psicomotricità e del trasmettere saperi