Appunti: rete come metafora #eduweb

Grazie ad un lancio di Fabio Olivieri, pedagogista e fondatore, anima del Caffè Pedagogico, sono riuscita a focalizzare meglio, o più semplicemente riformulare in parole semplici, una delle connotazioni della rete, nel suo mostrare parti del reale che abitiamo e attraversiamo. Questa è la riproposta del commento che avevo pubblicato sul profilo di Fabio, in cui intendeva sollecitare il valore della dimensione informale, spesso vista come meno pregante del contesto formale/istituzionale. Da lì al trovare che l’uso della rete rappresenti una metafora e sia al tempo stesso un luogo in cui esplorare l’informalità è stato un passo breve … “Il … Continua a leggere Appunti: rete come metafora #eduweb

Vuoti a rendere: chi ha paura del Web Cattivo!?

Si moltiplicano le riflessioni adulte (anche da professionisti dell’educazione) sui rischi attorno all’uso del Web da parte di giovanissimi e giovani, tra due posizioni estreme, di chi insegna, o segnala, o paventa spaventato i rischi e tra chi se ne disinteressa, magnificando ogni innovazione. Probabilmente la verità si colloca in uan posizione assai sfumata, tra le due opposte. Ma essere adulti deve per forza indurci al gioco degli estremi? O a  farci dimenticare c’è un mondo adulto che fa un uso altrettanto inconsapevole, o pericoloso del Web, che sconfina, quando è strumentale, nell’oggettivazione dell’altro, o nella violenza o si riduce … Continua a leggere Vuoti a rendere: chi ha paura del Web Cattivo!?

Bastasse il pannolino. Tra paternità, pratiche di cura, e questioni di genere.

Rispetto alle pratiche di cura uno dei temi del momento è la valorizzazione di quelle dedicate ai figli sin da piccolissimi, dal padre. I padri accolgono, con il corpo, con le cure fisiche, e con nuove gestualità i figli sin dalla nascita, a volte già dal momento del parto; e imparano con le donne e dalle donne alcuni significati della cura. Ma sono pronti a fare lo stesso processo che le donne conoscono bene, e soprattutto sono pronti a portare la riflessione su un piano più sottile e fine? Il corpo delle donne conosce “la gloria della maternità”, la pienezza … Continua a leggere Bastasse il pannolino. Tra paternità, pratiche di cura, e questioni di genere.

Giocare alla guerra è trovare la pace dentro di sé?

Cit “Quando i bambini giocano alla guerra esprimono simbolicamente la rabbia e l’aggressività che non riescono a controllare. IL GIOCO DELLA GUERRA E’ UN BUON MODO PER TROVARE LA PACE DENTRO DI SE” Questa frase arriva da facebook, e da una pagina di persone che si occupano di pedagogia. Ma sarà che ciò che arriva dai teatri di guerra (Siria e Palestina) e il pensiero tormentoso relativo a quello che vivono i quei bambini che mi rende questa frase tremenda. Inavvertitamente e inconsapevolmente e innocentemente  tremenda. Anche perché nei commenti di vari genitori che seguono la pagina vi era espressa la fatica … Continua a leggere Giocare alla guerra è trovare la pace dentro di sé?

Educare all’amore – le terre esuli

INTRO In attesa del IV blogging day: il cui tema sarà: “L’educazione all’amore come dimensione particolare dell’incontro (umano e tra esseri viventi), alla sessualità, all’affettività, alla passione, intesa non solo come eros ma più etimologicamente come provare un forte “sentire” per qualcosa o qualcuno. Come educare e come educarsi all’amore, in tutte le sue sfaccettature…” INFORMAZIONI  sul blogging day QUI La riflessione parte da questo articolo (potete leggerlo su Prospettive Sociali e Sanitarie: Le “barriere architettoniche” dell’affettività. Riflessione sui bisogni affettivi delle persone disabili) e si aggancia da un discorso fatto oggi su Facebook con alcune colleghe ma che si innesta in … Continua a leggere Educare all’amore – le terre esuli

Appunti sparsi #pedagogiaepolitica: quali nessi?

Una collega lavora in un quartiere popolare ad altissimo tasso di immigrazione, e scopre la qualità della scuola che sa insegnare l’italiano a tutti i bimbi stranieri (di molteplici provenienze linguistiche e territoriali), e ovviamente la competenza si estenda ad un ottimo insegnamento anche ai bimbi italiani. Insomma una difficoltà didattica, discussa e ripensata, in un progetto di accoglienza si é scoperta essere una competenza professionale di alto livello. Un’altra collega apre uno spazio compiti dove finisce per “trattare” i ragazzini con i BES, con didattiche capaci di aiutare e sollevare i ragazzini dall’angoscia di non essere capaci, e peggio … Continua a leggere Appunti sparsi #pedagogiaepolitica: quali nessi?

Donne dee daimon – le maternità possibili e i bimbi degli altri

Parto così, di pancia, a dire che quel bimbo fa “impressione” , nel senso che mi turba e mi coinvolge emotivamente, mi rende nquieta e fa entrare in vibrazione con il suo dolore, mi commuove per via della sorte che gli ha cambiato la vita.

E come dicevamo nella serata Donne Dee Daimon: 

Nella Maternità questa SORTE o DEMONE corrisponde a ciò che infastidisce, o turba, o frammenta o frattura, interrompendo ogni aspettativa.

Crea una dissonanza con quello che immaginavamo pensando per la prima volta,  ad un bambino possibile dentro di noi.

Un marito impotente, la scelta di non volere un figlio, un lutto importante,  l’infertilità, una gioia troppo forte da turbare, La vita che dispone diversamente …

Tutto quanto avevamo imparato, così bene, sulla maternità …. viene disatteso bruscamente.

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Una lectio magistralis … un geranio può diventare educatore

Fonte originale dell’articolo: education 2.0

“La famosa frase del dottore che, dopo avermi visitato all’età di due anni, ha scosso la testa ‘Non c’è nulla da fare, sarà un vegetale’, è stata lì per lì subìta dai miei genitori proprio come si subisce una maledizione”. Claudio Imprudente ha ricevuto il 18 maggio la laurea honoris causa in “Formazione e cooperazione” dall’Università di Bologna. Ecco la sua lectio magistralis.

Questa laurea non è solo mia, ma di tutti i contesti che mi hanno sostenuto e di chi li ha prima costruiti e poi (con)vissuti insieme a me. Se fosse una laurea “ad honorem” avrei potuto fare un facile gioco di parole, sostenendo che non è una laurea “ad personam”, ma, purtroppo o per fortuna, si tratta di una laurea “honoris causa”.

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parlare, dire, ascoltare

Molto tempo fa avevo un amico, per meglio dire un conoscente, che viveva facendo di mestiere il critico d’arte, nello specifico si occupava dell’arte del 1600 Viveva, immagino lo faccia ancora, in una splendida casa di architettura fascista: una bella facciata, si saliva attraverso un grande scalone in marmo, i dettagli, tutti da vedere, erano in marmo bianco e nero. Stessa cosa per l’appartamento, arredato con gusto, le cui pareti erano scandite da incredibili quadri di un pittore sconosciuto ma potenzialmente grande. Uno di quelli che non ha mai venduto un quadro, perchè vive(va) l’arte così visceralmente da non poter … Continua a leggere parlare, dire, ascoltare