Perché 15 giorni di vacanza non (mi) bastano

E’ un anno particolare, significando particolarmente complesso, questo 2015, personalmente e professionalmente. In particolare la mole di lavoro del Centro Disabili si è incrementata spostando, sempre più verso una dimensione gestionale/organizzativa/burocratica, quello che per me è fondamentalmente un ruolo pedagogico (coordinamento); che deve coniugare cura dell’organizzazione, delle prassi, del pensiero educativo e pedagogico che ne scaturiscono, della formazione, delle connessioni, della scrittura e riflessione collettiva su materiali prodotti dagli operatori (PEI/relazioni/progetti) e quindi deve riuscire ad esser comunicata alle famiglie, all’ente gestore, alla cooperativa, ai partner della rete territoriale… insomma il tempo pedagogico è stato in parte sacrificato. A questo si è … Continua a leggere Perché 15 giorni di vacanza non (mi) bastano

Incontri sulla lama del rasoio – 1

Attorno  a quest’argomento volevo scriverne da un po’, ma è solo nel tempo generoso delle ferie, che ci consente di fermarc,i che si può tentare di scrivere di un argomento delicato, tentando di non uscire dal territorio di rispetto, delle fatiche altrui. Lavoro ormai da quasi tre anni, in modo prevalente, quotidiano e continuativo, con le persone con disabilità come coordinatrice di un servizio diurno, anzi mi correggo … lavoriamo, con la mia equipe educativa, assistenziale, riabilitativa con le persone disabili. E  con le  loro famiglie. Forse questa è una della parti più delicate e complesse del lavoro: l’incontro avviene talvolta un terreno spesso sconnesso, dove ci si trova a muoversi tra confini … Continua a leggere Incontri sulla lama del rasoio – 1

Del giornalismo trash, della droga e del diritto alla narrazione

Mi immagino vi siate accorti di quanto i media stiano calcando la mano sulle morti “da droga” in discoteca, con le solite modalità strumentali allo stressare la notizia, abbigliandola in modo da renderla più appetibile (inquietante, strillata, semplificata, giudicante, trash, volgare o impietosa) e quindi vendibile. Come ovvia conseguenza il web, e tutto il suo circuito di commenti ora volgari e sprezzanti, ora pietistici o indignati  si attiva e viene fomentato da opinioni e opinionisti che cominciano vociare e ronzare come un alveare impazzito. I giovani inquieti che confondono sballo e divertimento. I cattivi gestori di cattivi locali dove si vende … Continua a leggere Del giornalismo trash, della droga e del diritto alla narrazione

Insegnare l’allerta e l’ascolto e non la paura.

Prendo spunto da questo articolo di Internazionale “spiegare il male“. Il cui nodo non è l’adolescenza ma quello che sappiamo insegnare ai figli, prescindere dalla loro età; insegnare la paura fa male e fa male insegnare che esiste il male, è estremamente faticoso imparare a collocarlo, mostrarlo nelle forme che assume o potrebbe assumere. Uno La mia figlia più piccina ama da lungo tempo due storie: Cappuccetto Rosso e il Lupo e i 7 capretti. Storie in cui il male si camuffa e traveste, s’ammanta di perbenismo, fino al punto di fingere di esser la mamma (nella storia dei 7 capretti). Nella nostra versione casalinga e … Continua a leggere Insegnare l’allerta e l’ascolto e non la paura.

Verso un altro blogging day scuola: prequel 1 (s)vestiti a scuola?

Ma è davvero un problema questo? O meglio cosa sta cercando di dire una scuola che si autorappresenta in questo modo? Cosa cambierebbe se gli alunni avessero la divisa? Cosa si cerca di normare? La sessualità esposta degli adolescenti? La potenza dei corpi? A chi da realmente fastidio? Alla cultura? alla Concentrazione? Agli adulti? Ai compagni? E perché il problema sembrerebbe riguardare l’abbigliamento delle ragazze? Come si vestono gli adulti nella scuola? Un certo numero di domande, piuttosto provocatorie, sono quello che a me viene in mente. La scuola ha bisogno di decoro? Se la risposta è positiva, in che … Continua a leggere Verso un altro blogging day scuola: prequel 1 (s)vestiti a scuola?

#educazionenaturale: e gli altri?

Sembra facile dire che gli educatori naturali sono i genitori e i nonni. E poi? Io aggiungerei anche gli zii,  ad esempio. E i fratelli e le sorelle. Chi altro c’è nella vita dei bambini che educa, anche quando non è pagato? E che talvolta lo fa anche senza avere legami di sangue o familiari? Allora nel mio album immaginario di figurine di educatori naturali, metterei: Lo zio botanico che mi ha insegnato ad arrampicare sugli alberi, e che i fiori e le erbe andavano rispettati, che non aveva senso strappare una piantina per il solo piacere di farlo, per … Continua a leggere #educazionenaturale: e gli altri?

Matematiche educative

In un bel post sul suo blog, il collega Christian Sarno, aiuta a focalizzare come nell’essere genitori sia importante la capacità di sottrarsi, come genitore, lasciando lo spazio ai figli, nello specifico offrendo alla sue due figlie tutto lo spazio di esplorarsi nella relazione e nella conoscenza reciproca, con il ruolo di sorelle, bambine, pari e simili. È una delle possibilità (date) dell’essere genitore: mettersi – più o meno comodi – sullo sfondo e lasciare che altri “facciano cose”. In questi giorni il lavoro del coordinamento mi obbliga a pensare alla (quasi) cinquantina di famiglie di persone disabili che il Centro, che … Continua a leggere Matematiche educative