Grazie ad un lancio di Fabio Olivieri, pedagogista e fondatore, anima del Caffè Pedagogico, sono riuscita a focalizzare meglio, o più semplicemente riformulare in parole semplici, una delle connotazioni della rete, nel suo mostrare parti del reale che abitiamo e attraversiamo. Questa è la riproposta del commento che avevo pubblicato sul profilo di Fabio, in cui intendeva sollecitare il valore della dimensione informale, spesso vista come meno pregante del contesto formale/istituzionale. Da lì al trovare che l’uso della rete rappresenti una metafora e sia al tempo stesso un luogo in cui esplorare l’informalità è stato un passo breve …
“Il fatto é che la rete, concretamente, piaccia o meno è già quel luogo informale, di cultura peer to peer, nata dal basso ma non per questo di bassa qualità. Te ne rendi conto quanto riesci a confrontarti ( su web) con alcuni esperti di alto livello che arrivano da altre discipline, per fare scambi di un certo spessore, a volte a creare sinergie di pensiero, che fino a quel momento avevi ritenuto improbabili. In quel momento scopri che un numero considerevole di persone sta viaggiando su direttrici culturali diverse, in spazi nuovi, che sta generando differenti approcci al contesto in cui ci muoviamo.
Gli altri, fermi al palo, ancora rivendicano che il sapere è il loro e sta chiuso in certe stanze, in certe modalità, entro certi confini. Con buona pace poi di quello che vorrebbe essere l’atto di educare e fare crescere l’altro, ovvero accompagnarlo e attraversare insieme il mondo possibile, reale, “altro” che lui conosce, che rappresenta valore, e che fa parte del mondo di tutti… Questa della rete è la metafora di un riattraversamento del mondo, che abitiamo, i cui confini per dirla alla Bauman, si sono fatti liquidi.”
Esiste poi una sorta di resistenza alla rete, e/o di arroccamento resistente al proprio sapere da rendere alcuni lontani e ottusi ad uno sguardo più allargato. Perché sempre di metafore stiamo parlando.
“Temo che tale ignoranza sia trasversale alle discipline. C’è una ulteriore arroccamento nelle “Cultura” alta, nelle aule, nei luoghi che sentono di essere depositari del sapere migliore, e tale allontanamento, usando la lente del web, della circolarità dei saperi, della fluidità che contagia e contamina e accresce è solo più visibile. Quest’altra è una possibilità della rete che rende visibile, o mostra o insegna a notare, molto più di prima, alcune derive della cultura – quella che si intestardisce a auto rappresentarsi con la C maiuscola – o evidenzia lo stile di chi si sente professionista arrivato, indiscutibile, dogmatico, e invece mostra invece la pre-potenza o l’arroganza di chi non si interroga e sa tutto. Oggi sapere tutto, è ancora più paradossale che non ai tempi di Socrate “
Post apparso su Facebook 1/10/2016
Immagine @pontitibetani