Conosci te stesso o del coraggio #edupost (appunti)

Conosci te stesso o del coraggio, meglio dell’essere coraggiosi.

Abbiamo tutti come idea base quella che il coraggio sia qualcosa di grandioso, che si basi sul del gettare il cuore oltre l’ostacolo, vivendo di epopee, di eroismi.
Ma se dobbiamo insegnare questo tipo di coraggio, l’opera diventa assai davvero difficile da insegnare, oltre che da praticare. non siamo mica gli spartani di Leonida
Il coraggio che spinge ad andare oltre a tutto, a tutti, a se stessi, che è un po’ folle, e richiede grande energia, grande ottimismo e, forse, quantità spropositate di generosità.

Non è da tutti.

Unknown

Poi c’è un tipo coraggio che è più socratico, forse, più facile da imparare e insegnare.
E’ il coraggio necessario al conoscere se stessi, le proprie azioni, i propri pensieri, le proprie passioni.

Ma anche questo richiede una forza d’animo notevole, visto che obbliga a quel viaggio dentro se stessi, che comporta l’incontro con i propri demoni e con la forma che si dà all’incontro dei propri demoni.

Tutto questo coraggio serve nell’interazione con gli altri.

E quindi il percorso che porta a conoscere le proprie luci e le proprie ombre, i difetti e proprie virtù, per poterli guardare con gentilezza fa parte delle possibilità dell’essere nel mondo, del prendersi cura di sé per potersi prendere cura del mondo, degli altri.

Ma facciamola facile: i jedi sono dei guerrieri che, nella saga STAR WARS, che difendono la forza (energia pura generata da tutti gli esseri viventi, presente in ogni cosa che pervade l’universo e tutto ciò che esso contiene – fonte wikipedia), sono i guardiani del mondo e si prendono cura che il lato scuro non prevalga. La prima parte della formazione prevede il governare se stessi ovvero prestare attenzione che il proprio lato scuro non prevalga attraverso la distanza da rabbia dolore attaccamento.Una prospettiva quasi buddista.

Insomma serve conoscere quella strana amalgama, quella alchimia che siamo noi, tra emozioni, carattere, cultura, abitudini, emotività, storia, scelte, pensiero; lo si fa attraverso la conoscenza del proprio corpo e di come il corpo comunica; come si muovono le emozioni all’interno del proprio corpo, come dal corpo e dalle emozioni escono fuori le parole.
Perché attorno alle parole abbiamo un sacco di responsabilità.
Perché le parole insieme alla comunicazione non verbale, cioè quella corporea, ci connettono con gli altri. Ci fanno comunicare. Assurdo non pensare che se ne abbia piena responsabilità.

Ma per fare questo punto bisogna insegnare a non averne paura di conoscersi.

Da adulti ci vuole un coraggio pazzesco. Conoscersi, dico.

Ma una volta fatto si può provare ad insegnarlo, ad altri, ai giovani , ai figli.

Perché nel conoscersi, nel comunicare bene, nell’assumersi la responsabilità delle proprie parole, sta la cura di noi, la cura del mondo; permette di generare relazioni positive come parte dello stare bene-nel-mondo. In quel modo leggero, e intenso, luminoso e potente che spesso attribuiamo alla dimensione più naturale della primissima infanzia, e che in modo malaccorto si rischia di fare perdere, e di dover insegnare di nuovo .. …

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