gesti orizzontali per tempi di pace

Esemplare e memorabile questa citazione di Ivano Gamelli, che a mio avviso non merita alcun ulteriore commento, tanto esaurisce e chiarisce il gesto di accoglienza verso l’umano.

“Improntati alla ricerca dell’orizzontalità dei pari sono pure, in tutt’altro senso, i gesti che si riservano all’ospite, parola significativamente ambivalente: ospite è reciprocamente e indissolubilmente sia colui che ospita sia colui che è ospitato. Noi siamo portati a ritenere l’ospitalità riservata a chi ci è già conosciuto, parente o amico. Ma l’ospitalità all’origine era per l’altro da sé, il nemico, lo straniero; tale era nel nomadismo originario del popolo d’Israele, dove la trasformazione dell’hostis in hospes (dello straniero in ospite) passava attraverso un protocollo dell’accoglienza sanzionato dalla Legge Divina: il saluto dello sguardo seguito dalle mani sulle spalle e dal bacio sulle guance; allo straniero si lavavano i piedi, glieli si ungeva, si offriva dell’acqua, per lui si imbandiva un banchetto, gli si dava ricovero per la notte (in ebraico “straniero” e “dimora” hanno la stessa radice).

Attraverso i gesti dell’orizzontalità è possibile trasformare il nemico in amico, andare oltre l’umano timore per il diverso.”

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