Un collega amico psicologo mi ha spiegato un significato del bianco nel test di Rorshach, o meglio del cogliere e nominare, nel test, la parte bianca che fa parte delle macchie.
In quello sento tutto il senso dell’educare e il non senso che si apre quando la pedagogia si fa nera….
Come si fa nera?
Smettendo di guardare oltre, di presidiare il non ovvio, di trattenere sguardi e desideri fissi in una unica zona della vita altri, cristallizzandola in una storia banale.
Dimenticandosi delle ombre, delle imperfezioni, e di osservare cio’ che è in ombra o fa ombra; osservando sempre il dito e non mai la luna e il cielo attorno ad essa, con le stelle a corollario.
Intrattenendosi con il buono e il bello, e l’ovvio, il facile e trascurando di aver cura del difficile o pauroso, andando solo nelle zone bonificate, per non infangarsi nelle paludi altrui.
Non ammettendo la perturbazione, ogni perturbazione che la relazione educativa contiene, nello scegliere e guardare e stare con l’altro; un altro è davvero Altro. Altro da me, con altri pensieri e abitudini, scelte e dilemmi, ansie e percorsi, altri limiti e paure, altre possibilità …
Evitare quell’allerta, quel rischio pedagogico occorre per stare nella diversità dell’altro, guardarla e vederla, imparare da essa e nominarla, restituirla all’altro “contaminata” dal mio pensiero educativo, erosa e forse svelata dai miei dubbi, dalle mie incomprensioni, e poi vederla restituita dalle risposte dell’altro, dalle vie inesplorate che si scoprono, dalla percezione che il disegno si possa osservare, ma solo arricchito da maggiori prospettive.
E di nuovo sapersi dire che anche l’educazione ha zone nere, intangibili o quantomeno sfuggenti, permette di guardarla a tutto tondo, nella sua complessità, che rappresenta la vita, con macchie o colori, forme e sfumature, figure, sfondi, zone bianche.
Anticipando quando occorre fare con l’altro quando lo si incontra nel percorso del crescere e del vivere, guardare, restituire, aver cura, raccontare, ascoltare, chiedere attorno all’interezza che ognuno porta.