E’ possibile educare alla Bellezza?
Mentre nella grecità classica non avrebbe avuto senso anche solo porsi una domanda come questa, oggi si evince una certa perplessitàa riguardo, tanto che si ritiene opportuno proporre un tema come questo in occasione di un Blogging Day.
Credo sia il caso di interrogarsi su quali siano le radici di tale perplessità e sulla sua possibile ragion d’essere.
Educare alla Bellezza significa dare il via ad un processo di raffinamento del senso estetico, processo che richiede allenamento continuo e punti cardini a cui aggrapparsi per non perdersi lungo la via.
Come esplicato nella traccia stessa, oggi siamo portati ad avere dubbi sulla possibilitàdi educare a un concetto tanto soggettivo come la Bellezza, soprattutto in una società come la nostra dove si è ormai persa l’abitudine di rintracciare valori assoluti che possano esserci d’aiuto nell’apprendimento.
Potremmo dunque sostenere che la nostra perplessità trovi le proprie origini nella difficoltà di capire se il rapporto tra singolo e Bellezza sia di natura individuale/soggettiva o sociale.
In altre parole, ci chiediamo se l’affermazione “de gustibus est disputandum” sia vera o il contrario.
Se la Bellezza fosse ancora intesa come una tra le più edificanti virtù, come nella visione del mondo classico, sarebbe sicuramente educabile in quanto, come sosteneva Socrate, noi uomini siamo giàin possesso delle virtù perché custodiamo, nella nostra interiorità, le veritànecessarie per coglierle.
E allora compito dell’educatore è unicamente quello di “ex ducere” tali verità per il raggiungimento delle virtù, e quindi del nostro essere uomini. Uno dei fattori che probabilmente ha determinato la trasformazione della Bellezza da valore assoluto a puro artificio, èstata la demonizzazione della Materialità introdotta con l’affermarsi del cristianesimo.
Avendone una innata-culturale paura abbiamo perso l’abitudine ad insegnare il Bello. Persino nelle classi liceali, dove l’educazione al Bello dovrebbe essere centrale, non viene intrapresa una vera e propria educazione al Bello, bensì si insegna agli studenti a riconoscere i vari tipi di bellezza giostrandosi tra i vari canoni stilistici inerenti ad arti figurative e letterarie, ereditate dai nostri predecessori: nozionismo sterile, la piaga dell’istruzione moderna. Non si educa a riconoscere e a godere del Bello, ma ad emulare l’eco della voce di altri. Una sorta di educazione passiva, ossimoro spiazzante.
Pur essendone innatamente attratti, oggi non siamo piùin grado di godere del Bello, e per questo ci rapportiamo goffamente a ciòche apparentemente pare bello ai piùe non cogliamo il Bello reale, come dimostra la spasmodica tensione ad adeguarci alle mode e ai modelli piùin voga.
Mi sono quindi domandata se èpossibile recuperare il valore della Bellezza come virtù, ma mi sono trovata di fronte a un’ empasse: come è possibile recuperare una virtù, che ha quindi un valore sociale, se l’unico modo per recuperarlo è allenare il nostro criticisimo, che è poi soggettivismo e quindi perdita della virtùcome valore comune?
A tal proposito ho avuto la fortuna di poter discutere con un mio caro amico, che ha notato come per questa, cosìcome per tutte le questioni riguardanti in ultima analisi la frattura tra società e individuo, non può essere rintracciata una risposta mediata o concettosa, ma solo quella straordinaria prova di umanità intuitiva ed immediata che i greci hanno compiuto fondendo completamente sfera privata e sfera sociale, fondando una realtà in cui la differenza tra valore soggettivo e veritàoggettiva non c’è, non per annullamento di una o dell’altra, ma grazie ad uno straordinario equilibrio.
Sarà mai possibile riproporlo? A me, ragazza del 2014, piacerebbe di sì.
Eleonora Fedeli
(con la partecipazione di Pietro Andreoni)
MINI BIOGRAFIA; Eleonora Fedeli
Sono una ragazza di 20 anni, diplomata al liceo classico, dove ho avuto l’opportunitàdi entrare in contatto con la Bellezza dell’Umanità,
intenzionata ad iscrivermi alla facoltàdi Filosofia di Bergamo.
Il tema lanciato a giugno da Snodi Pedagogici è: #educazionEbellezza
“Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace.
Quale posto ha l’educazione al Bello nella nostra vita? Come siamo stati formati e come vogliamo formare i nostri ragazzi alla bellezza? Non è semplice educare a un concetto così soggettivo, ma è necessario, specialmente in un’epoca in cui, si dice, tutto è soggettivo e più nulla ha valore assoluto”
Buona lettura.
I blogging day fanno parte di un progetto culturale organizzato e promosso da Snodi Pedagogici.
Questo avrà termine con l’estate e sfocerà in un’antologia dei contributi che verrà pubblicata sotto forma di ebook, il cui ricavato andrà in beneficenza alla “Locanda dei Girasoli” ( http://www.lalocandadeigirasoli.it/ )
Una volta finito il percorso di pubblicazione online, vari autori che hanno preso parte ai BDay, verranno contattati dalla redazione
2 pensieri su “#educazionEbellezza “kalos kai agathos. Perchè ciò che è bello, è necessariamente buono.”