Raccontava un conoscente che dopo un paio di mesi dalla sua nascita, la madre si era vestita aveva preso in braccio lui, neonato, e aperta la porta, aveva comunicato al marito una cosa. “Esco e vado a buttare il bambino”
A quel punto il marito si era accorto dello stato emotivo stralunato della donna, si era accorto che non dormiva dalla nascita del figlio, si era accorto che la donna non staccava mai, concentrata sul figlio a tempo pieno, senza mai un minuto di sosta di tregua.
La storia familiare poi aveva cambiato strada, e improvvisamente accanto alla donna la famiglia si era riassunta le sue responsabilità.
La mamma, un’ottima mamma, a detta del figlio aveva ricominciato a dormire, lavarsi, ed avere un tempo non dedicato al 1000 × 1000 al neonato.
Quindi non una donna cattiva, e neanche una mamma folle o sciagurata, ma solo una persona stanca e sola, a cui nessuno aveva prestato attenzione o cure.
Da li e per il resto della vita è stata una buona madre, ed è probabile che alla fine anche il padre sia riuscito ad essere un buon marito, e un buon padre. …
C’è una frase che gira recentemente su Internet che recita così: “Prima di diagnosticarti una depressione o bassa autostima, assicurati di non essere semplicemente circondato da s****zi.”
Postilla: la frase è stata illuminante nella misura in cui, magari un po’ acidamente, aiuta a vedere come una possibile patologia (una depressione o in questo caso un potenziale baby blues) dipenda anche dal contesto, e da come questo è in grado di assumersi o meno le proprie responsabilità.
Un contesto educativo, come la famiglia, funziona assumendosi responsabilità. proteggendo, avendo cura, osservando…
Una piccola domanda: e imparare a chiedere? A volte siamo circondati da s***zi ma perché non imparare a chiedere? Non lamentarsi ma fare richieste semplici, chiare, precise, senza recriminazioni. Troppo spesso le donne pensano di dover far tutto e si aspettano che gli altri comprendano i loro stati d’animo e le loro esigenze. In realtà questo non succede quasi mai e allora bisogna allenarsi a chiedere, chiedere e parlare della nostre necessità con fermezza e tranquillità, senza vittimismi, senza aspettare di stare male, senza aspettare la goccia che fa traboccare il vaso e finisce in tragedia.
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Parliamo di 50 e passa anni fa. Oggi sarebbe diverso. Ma il contesto se fa finta di non vedere resta un contesto poco accogliente, anche ad esser capaci di chiedere.. 🙂
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