Un luogo straordinario

Con una collega abbiamo appena terminato un percorso formativo, in un contesto che fino ad un anno fa non solo mi sarebbe parso tanto atipico quanto improbabile,  dove portare una riflessione pedagogica: un CRE cioè un centro estivo parrocchiale.

Il lavoro è stato svolto con il gruppo degli animatori, e con gli adulti responsabili, il coordinatore e il “Don” che cura l’esperienza del Centro estivo. Un numero significativo di persone a cui fare ri attraversare la propria esperienza, imparando dalle fatiche, dalle domande, dalle resistenze, offrendo nuove problematizzazioni, e sguardi diversi grazie all’incontro con una prospettiva pedagogica diversa.

Altre volte mi sono rapportata con strutture formative importanti, ma trovare nella Chiesa, un interlocutore che chiedeva formazione, nel suo attraversare la sua storia di luogo chiamato all’animazione, alla cura, all’educazione, è sicuramente stata una esperienza potente.

E la Chiesa è, dal punto di vista pedagogico, una struttura formativa, antica, imponente e complessa.

Dalle architetture dei luoghi, dall’arte e dalla disciplina insita nei comportamenti prescritti, dalla preghiera ai luoghi, la Chiesa ha una lunghissima esperienza di educazione, nei pensieri e nelle forme che assume; non è un caso che si parli di magistero, maestri, insegnamenti, prescrizioni e via discurrendo.

Così ho ri-scoperto che per chi pratica educazione l’incontro con i luoghi formativi altrui è foriero di altri apprendimenti, e della possibilità di comprenderne meglio i dispositivi formativi; e indipendentemente dalla loro dimensione storica, culturale, auto-riflessiva anche queste strutture si arricchiscono, ridefiniscono e focalizzano meglio l’oggetto della propria cura nell’incontro con altri dispositivi pedagogici.

Vale a dire che in ogni incontro educativo non solo si lascia un segno, ma lo si riceve.

7 pensieri su “Un luogo straordinario

  1. Devo dire che abbiamo trovato una notevole apertura mentale, che mi ha sorpreso. Ed è anche vero che ogni struttura educativa, pure afferendo a strutture più grandi (vd scuola) può essere in grado di incontrare altri momenti formativi/formatori oppure rigettarli. Sono stati coraggiosi ma avavano anche molta voglia di fare bene/imparare/insegnare/proporre qualità … 🙂

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  2. L’entusiasmo e la voglia di fare bene non mi stupiscono, il problema che vedo molto spesso è l’autoreferenzialità. Partecipare agli incontri formativi gestiti tradizionalmente nelle realtà ecclesiali, spesso significa ascoltare l’ennesima “predica” che il “don” di turno ti propina magari non dal pulpito ma dalla sedia (la sostanza non cambia). Per questo ritengo davvero “straordinaria” l’esperienza di cui parli e spero che sia solo l’inizio di un nuovo stile da parte della Chiesa, che diventi capace non solo e tanto di fare prediche, ma soprattutto di mettersi in ascolto.

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  3. Esatto. E sai una cosa vorrei che anche le scuole in cui lavoro, ogni tanto si sapessero porre nella medesima posizione. Chiedono formazione ma poi si sentono la “Scuola” e non riescono a cambiare modalità di ascolto, e la cosa ricade a cascata anche sugli alunni.
    Non so se altri luoghi simili si pongono in questo modo, ma è stata per noi una esperienza molto interssante…

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  4. Accidenti è vero, come quando vai alle riunioni con le maestre e loro si mettono a “far lezione” magari non dalla cattedra, ma dalla sedia…il parallelo è incredibilmente chiaro! Forse per questo son diventata allergica agli incontri formativi ecclesiali cosi’ come alle riunioni a scuola..e forse per questo nel mio paesello le due istituzioni formative a cui affidiamo i nostri bamcini non sono in grado di dialogare fra loro e vanno avanti come due rette parallele: nessuna delle due ha capacità di ascolto (invece noi genitori dobbiamo sentire “prediche” e “lezioni” da tutti)…e come se ne esce?

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  5. anche a me negli anni è venuta un’allergia pazzesca alla Chiesa, per tutti e i tanti soliti motivi che spesso si dicono. questa volta mi sono stupita: hanno saputo stupirmi e, per fortuna, mi sono saputa stupire. è stato un bel viaggio insieme moni!sono i primi segni di speranza verso il fatto che anche le integerrime istituzioni possono trasfromarsi, migliorarsi…certo, ci mettono decenni su decenni e alla fine una su mille comincia ad evolversi, ma succede! questo mi fa ben sperare anche rispetto all’istituzione stato, scuola, carceri, ospedali,…è stato favoloso vedere e poter constatare con mano, che laddove si voglia davvero qualità per non soccombere, si punti sulla formazione, con coraggio, impegno (e non sacrificio!) di presenza, pensiero ed economico. una favolosa esperienza all’insegna della voglia di confronto e apertura reciproca!sono felice!

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