Metafore e’ il titolo di una formazione che sto facendo con Igor Salomone, che e’ stato ed e’ tutt’ora un mio “maestro”, ma non e’ questo il punto centrale di questo post.
Il nodo, o meglio lo snodo e’ il corpo, anzi in questo caso i corpi che ho (anche) condotto, e sempre osservato, con cura, nel dipanarsi della mattinata formativa.
Sara’ banale ma ogni volta mi stupisce la complessità che si risveglia laddove i corpi (cosi’ vuole il dispositivo formativo) cominciano a togliere voce alle parole, per riprendersela tutta in forma di azioni, movimento, espressivita’.

Cristina Piolini, collega danzaterapeuta, inizia la mattinata formativa, costruendo un rituale che esporti corpi e i pensieri degli educatori coinvolti, fuori da un tempo quotidiano ordinario e presente e li riconvochi pronti a una diversa possibilità in un tempo altro.
Seguo io, con la seconda attivazione, qualcosa che risvegli la sensorialita’ e il piacere ad essa connesso; infine entra, Igor Salomone, a centrare, focalizzare, ampliare il tema che guida e riconnette: la difesa.
Questo in breve cio’ che accade, ma non e’ quello che vedo.
Cosa vedo?
I corpi, che recuperano – con l’immersione nelle attivazioni – quella espressività dei movimenti, dei gesti, e dei volti, che le abitudini giornaliere distraggono dalla loro potenzialità comunicative.
La libertà di muoversi che scioglie tensioni, e stili di azione, e li rinnova.
Gli educatori, questo venerdì mattina, non solo stanno facendo una esperienza pedagogica di esplorazione di un tema, non solo la stanno facendo su una formazione a mediazione corporea …. ma stanno anche rinnovando il loro sapere sul corpo.
Un corpo diventa di volta in volta (siamo alla terza giornata del ciclo di incontri formativi) e di in ora in ora, sempre piu’ “il” loro corpo, sempre meno scotomizzato, e sempre più ricco e capace di cercare e trovare nessi, saperi, intuizioni, azioni.
Per me ogni volta si rinnova l’incontro con questa bellezza, l’osservazione stupefatta e grata.
Ma c’e’ anche una altra ricchezza che mi sono portata via, ed e’ legata a questo video.
Un esempio di improvvisazione, eseguita sul momento, un dialogo tonico tra danza e kung fu; un gioco di corpi capaci di dialogare, in virtù dell’essere corpi molto “abitati”‘, molto presenti, vissuti ed usati.
La tecnica, la conoscenza delle proprie capacita’, diventano (a prescindere da cosa si sappia – danza – kung fu – altro) la possibilità di un incontro tra due saperi, che si sviluppa tra interazione, comunicazione, bellezza, e ricchezza di codici, stili, armonie.
La fiducia nel sapere dell’altro, sempre necessariamente visibile nell’agilità, nel tono, nella perizia nella disciplina, nella visibile e profonda conoscenza del proprio corpo, (di se quindi) e’ l’elemento alchemico che permette queste interazioni.
Resta a conclusione una riflessione marginale, ma sostanziale:
chi si occupa di educazione si occupa sempre del corpo dell’altro (se riusciamo a non dimenticare che ognuno di noi e’ il suo corpo), eppure in ambito formativo la corporeita’ resta spesso una misconosciuta ricchezza. A partire da ciò che accade dalla scuola primaria, otto ore seduti fermi in un banco a partire dai 6 anni …
Eppure un corpo vissuto, esercitato e’ ciò che fornisce grandissime possibilità comunicative, almeno tanto quanto la capacita’ di comprenderne i limiti, consente di avere l’intenzionalità consapevole laddove occorre per educare, offre la capacita’ di leggere, espandere, condividere i nessi sottaciuti nelle parole o nelle azioni di chi e’ nel ruolo dell’educato.
Appunto e il corpo va tenuto in considerazione sin dall’inizio …
http://www.educationduepuntozero.it/racconti-ed-esperienze/ruolo-corpo-processo-costruzione-conoscenza-4015697880.shtml
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Un omaggio alle tue parole:
http://semedisalute.wordpress.com/2011/08/15/vogliamo-la-bellezza-non-il-bellume/
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