Giocare al nido e ritornare a casa

di Irene Auletta

 

Accade frequentemente che il genitore, incontrando la realtà dell’asilo nido, scopra un nuovo modo di intendere il gioco con il bambino e che, visto l’entusiasmo e l’impegno che il proprio figlio esprime in questa nuova realtà, proponga anche a casa alcune delle attività ludiche conosciute nel servizio. Non sempre però il bambino è disponibile a vivere nei diversi contesti le stesse proposte di gioco e questo a volte disorienta gli adulti che non riescono a spiegarsi le diverse reazioni dei bambini. Provando a ripercorrere brevi tratti delle due esperienze, quella comunitaria e quella familiare, è possibile fare alcune riflessioni che possono aiutarci a comprendere i significati  che il bambino comunica con il suo comportamento.

Durante la sua giornata al nido il bambino vive un’esperienza ricca, impegnativa e coinvolgente che lo vede protagonista attivo di una relazione con un adulto diverso dai suoi familiari e con un gruppo di coetanei. Da questo punto di vista tale ambiente sostituisce oggi i contesti naturali che in passato erano costituiti dalle famiglie allargate, dai cortili e dai luoghi di incontro informali che popolavano la vita dei bambini. L’esperienza dell’asilo nido offre così ai bambini la possibilità di condividere esperienze comunicative di gioco e di scambio sia con coetanei sia con altri adulti.

In questo contesto gli educatori mettono a disposizione la loro esperienza professionale e il loro sapere teorico che ogni giorno viene tradotto nell’organizzazione della giornata, nella cura dedicata alla soddisfazione dei bisogni primari (cambio, pasto, sonno), nella predisposizione degli spazi e nella scelta delle proposte di gioco o attività.

E’ però importante sottolineare che le attività non rappresentano l’obiettivo educativo del servizio per la prima infanzia bensì uno dei possibili strumenti che ne permettono il conseguimento.

A nostro parere sarebbe infatti poco significativa una proposta di gioco “perfetta” in presenza di un adulto scarsamente interessato a quanto accade e incapace di condividere con i bambini le emozioni, le scoperte, gli entusiasmi e la voglia di imparare. La relazione che nasce tra il bambino e l’educatore diviene così l’elemento che trasversalmente attraversa la storia nell’asilo nido e che permette al singolo e al gruppo l’incontro con una peculiare esperienza di crescita emotiva e intellettiva.

Quando il bambino rientra a casa, ritrova il suo ambiente familiare e i suoi genitori, che sono per lui le figure affettive più importanti. Anche se l’esperienza che sta vivendo al nido è positiva, l’incontro con i genitori è per il bambino il momento più atteso e desiderato della giornata. In questi momenti spesso si assiste a comportamenti che sembrano orientati a recuperare il tempo della lontananza e che non sempre sono di facile gestione per i genitori.

Non di rado infatti i bambini risultano più “appiccicosi” e “capricciosi” con i propri cari quanto più sereni appaiono al nido.

Questi comportamenti non vanno banalizzati con facili luoghi comuni del tipo “se stai meglio al nido domani vengo a prenderti più tardi” oppure “per fortuna che domani è lunedì e ritorni al nido”, perché sono in realtà significativi messaggi rispetto al sentimento di mancanza che il bambino vive nei confronti dei genitori.

Per questo motivo quindi al bambino spesso non interessa rivivere a casa le stesse esperienze di gioco che vive al nido poiché il suo interesse prioritario è costituito dal rapporto con i familiari.

Anche in questo caso, così come durante l’esperienza vissuta al nido, non è tanto importante ciò che si fa, quanto la possibilità di condividere quello che si sta vivendo.

Certamente per i genitori gestire tali momenti è veramente impegnativo e difficoltoso, tuttavia pensiamo che la comprensione del loro significato possa alleviare un po’ l’innegabile fatica.

 

Un pensiero su “Giocare al nido e ritornare a casa

  1. Condivido la prospettiva delle ultime righe: avere una “chiave di lettura” permette di vivere in modo completamente diverso quello che succede dentro la relazione col bambino, e aiuta a superare momenti che potrebbero sembrare “empasse”, e che posso risolversi davvero con poco.

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