radio kills the video star?

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Ballando sotto le stelle, Amici, X – factor, il museo di fotografia contemporanea, Rai edu – Tv talk.

Cosa accomuna queste realtà?

La sguardo e l’educazione.

  • I primi tre sono talent show, in cui si osservano le storie formative dei partecipanti allo show, svilupparsi tra lezioni, fallimenti ed apprendimenti; fino all’epilogo del giudizio e della selezione. Inoltre è possibile vedere i giudici e/o professori discutere tra loro sulla qualità degli apprendimenti, così il pubblico riesce ad acceder al livello della meta-riflessione sulla qualità, sull’applicazione, sul talento, sulla didattica che in questi programmi viene espressa.

(c’è tutto un corollario di riflessioni che mi risparmio: il fatto che siano programmi televisivi, dei contenitori più o meno fittizi, scuole sui generis, luoghi in cui l’obiettivo è lo spettacolo e l’audience e non l’apprendere)

SERVIZIO EDUCATIVO del Museo di Fotografia Contemporanea promuove attività e proposte volte a facilitare la conoscenza della fotografia attraverso il museo, il suo patrimonio fotografico, le ricerche e le esposizioni in corso. Si rivolge a ogni tipo di pubblico (studenti, giovani, gruppi familiari, adulti, famiglie, associazioni e gruppi, comunità del territorio, studiosi) proponendo il museo come luogo di incontro e di elaborazione culturale.

Le principali finalità del SERVIZIO EDUCATIVO sono:

– far conoscere le collezioni e le attività del Museo
– offrire attività per la formazione, l’apprendimento e la ricerca
– educare a saper vedere e interpretare le opere.

  • Infine Rai tre – anzi Rai Educational che con il programma Tv – Talk che secondo cinetivu “ rappresenta l’esempio di come si possa proporre una interessante trasmissione d’analisi su quanto di meno intelligente lo spettatore si ritrovi ad osservare nella sua quotidianità: i programmi proposti dal piccolo schermo.”. In altro modo un modo di analizzare ciò che vediamo, dalla parte di chi ce lo fa vedere.

C‘è un filo rosso tra queste realtà?

Ma qualcosa mi suona comune. Una precisa quanto involontaria ricorsività: il formare, il mostrare la formazione, il riflettere su cosa viene prodotto.

E’ casuale che ci si occupa di televisione e di sguardo, di immagine si ritrovi a svolgere questa funzione?

E’ un abbozzato bisogno di formazione mirato  al guardare, all’imparare da ciò che si guarda, al costruire metalivelli di analisi e riflessione?

E’ un inconscio modo di ricercare il pedagogico anche in ciò che prevale e domina nella cultura d’oggi, e che prevalentemente è mutuato dallo sguardo? (TV- cinema – internet – fotografia – immagine); o è un modo di ricercare un pedagogico tout court?

Ma alla fine cosa c’entra la radio? Forse è uno strumento pedagogicamente più conosciuto ….

la voce narrante versus le immagini che ancora non sanno completamente come, cosa, quanto narrare … nel qui ed ora.

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