Devo un grazie al blog di Marilde Trinchero la voglia di ritrattare una esperienza lavorativa, quando facevo l’educatrice A.D.M.
Si tratta del primo caso seguito una madre con tre figli, il primo dal primo marito, il secondo e il terzo dal nuovo compagno. Io avevo il compito di seguite la primogenita, concepita quando la donna era giovanissima (17 anni), e che aveva affidato per anni alla madre mentre veniva al nord per seguire il nuovo compagno e una prospettiva di lavoro. La figlia grande si era poi riunita alla neonata famiglia, mostrando molte difficoltà a scuola nell’apprendere e socializzare, traumatizzata dal precoce abbandono materno. Solo quando tornava dalla nonna materna che l’aveva cresciuta stava meglio di salute e emotivamente.
Il caso si era chiuso alcuni anni dopo, con un leggero miglioramento scolastico, e una maggiore serenità della ragazzina. Con mia personale insoddisfazione di non aver fatto di meglio.
Ma chi aveva davvero giovato di quel percorso in realtà era stata la mamma, che progressivamente aveva studiato e si era procurata un titolo di studio per avere un lavoro sicuro in ambito assistenziale, aveva studiato e fatto la patente, aveva migliorata la cura di se, trovato un lavoro, ed infine anche lasciato anche il secondo compagno dopo anni e visto che non riusciva a farlo smettere di bere, aveva anche trovato una casa migliore per se e le bimbe. Insomma aveva potuto ritrovare i fili con se e da mamma adolescente aveva trovato in se la capacità di essere una donna responsabile. L’attenzione alla prima e agli altri figli è rimasta a margine, non è riuscita subito a rimettere loro al centro della sua funzione materna, ma ci ha provato … a crescere. Forse con il tempo, un pò, imparerà ad ascoltare anche i figli, o forse da adulti ricostruiranno il seno della loro storia e di quella crescita.